Una nuova intervista si aggiunge alla nostra rubrica sulle coppie miste, che si incentra sulle emozioni, sui pensieri e gli aneddoti di diverse coppie miste che vivono in Italia. Essere una coppia mista significa partire per un viaggio quotidiano tra diverse culture. In questa intervista, abbiamo fatto diverse domande a una coppia che vive un dialogo quotidiano tra la cultura ceca e quella italiana.
Cosa troverai in questo articolo:
COM’È ESSERE UNA COPPIA MISTA?
CE LO RACCONTANO CELESTE (ITALIA) E PAVEL (REPUBBLICA CECA)
Ciao a tutti! Siamo Celeste e Pavel, coppia mista italo/ceca.
La Toscana, o per meglio dire il calcio toscano, è stato ciò che ci ha unito. Entrambi tifosissimi fiorentini, ci siamo incontrati per la prima volta su un forum in lingua inglese di appassionati viola, e da lì abbiamo cominciato a sentirci anche in privato. Era il 2003. Dal 2006 siamo una coppia, e dopo una mia (Celeste) esperienza Erasmus a Praga, è stato Pavel a trasferirsi in Toscana, ormai quasi 10 anni fa.
Sei mai stato nel paese del Patner?
Sono stata spessissimo in Repubblica Ceca. Ho studiato 5 mesi nella capitale e da allora ci sono tornata 3 anni per lui, a mesi alternati. Adesso andiamo a trovare amici e parenti in estate e per le feste di Natale.
Nonostante in molti percepiscano i cechi come musoni, poco amichevoli, maleducati addirittura, io con loro mi sono sempre trovata benissimo.
Cosa accomuna le vostre culture e cosa le differenzia?
La differenza culturale più significativa riguarda probabilmente la religione. Pur non essendo particolarmente praticante, e forse neanche troppo credente, ho ricevuto come tanti un’educazione cattolica. In Repubblica Ceca, quasi l’80% della popolazione è atea. Mi guardano manco fossi un alieno delle volte, quando ad esempio mi capita di fare il segno della croce entrando in una chiesa.
È anche impossibile non notare il rapporto tra i membri della stessa famiglia, che per quanto stretto è difficilmente stretto come da noi in Italia, e le manifestazioni d’affetto molto meno frequenti. Anche se le nuove generazioni sembrano più “aperte” da questo punto di vista. Sul capitolo cibo preferisco sorvolare, dico solo che mi è capitato di cenare alle 5 di pomeriggio…
Quello che accomuna le nostre culture è praticamente tutto il resto. Non siamo poi
così diversi.
Cosa amate e non amate della cultura dell’altro partner?
Pavel odia il vizio di noi italiani, specialmente di mamme e nonne, di farti mangiare per forza. O, se non ci si riesce, di provarci comunque, non importa quanti NOOOO si mettano in fila. A me fa impazzire il cenare presto, o lo stare ore e ore davanti ad una tazza di caffè a parlare senza mai alzare il sedere. Per il resto, amiamo più o meno tutto.
Quale comportamento o abitudine hai adottato della cultura del partner?
Diciamo le parolacce ognuno nella lingua dell’altro!
A tavola cosa si mangia?
In Repubblica Ceca mangiano zuppe, tanta carne rigorosamente condita con qualche (leggerissssima) salsa a base di panna o burro, amano friggere anche quando non è necessario. Insomma, tutta roba bella pesante.
Vi hanno mai fatto domande imbarazzanti o strane?
All’inizio, quando Pavel si era trasferito qua, nel paesello dove viviamo veniva visto come un oggetto non identificato. La Repubblica Ceca per molti è ancora Cecoslovacchia, e non sanno se piazzarla nel mondo “normale” o in quella che è considerata Europa dell’est, e quindi con connotazione in qualche modo negativa. Più che altro ho visto facce perplesse, di domande strane almeno direttamente non ce ne hanno mai fatte. Tranne le solite “ma quando vi sposate??”, “ma quando fate un bambino???”, però per quelle non c’è nazionalità che tenga…
Un’abitudine, un’usanza, una superstizione che tendi a utilizzare spesso e che non esiste nella cultura del tuo partner?
Non sono superstiziosa, ma ho sempre avuto l’abitudine che quando passa un’ambulanza tocco ferro facendo le corna. Da loro certe cose non esistono, ma a forza di vedere me ora le fa anche lui!
Qual è il punto di forza delle coppie miste secondo te?
Secondo me le coppie miste si completano a vicenda ad un livello più profondo. C’è uno scambio continuo di piccoli pezzettini di usanze, abitudini, cultura. Bastano anche solo i racconti dell’infanzia, meravigliosamente e quasi forzatamente diversi, a disegnare un mondo sconosciuto. Insegnano ad aprire la mente non solo a noi stessi, ma anche a chi ci circonda. E sono, siamo, la riprova che l’amore non ha confini!